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  • Avvocato Alessia Pontenani: analisi dell’omicidio di Giulia Cecchettin ©

    Avvocato Alessia Pontenani: analisi dell’omicidio di Giulia Cecchettin ©

    L’avvocato Pontenani ci illustra dettagliatamente cosa fare in caso di violenze


    Abbiamo chiesto all’avvocato Alessia Pontenani, difensore di Alessia Pifferi nel processo in corso, di analizzare l’omicidio di Giulia Cecchetin e di offrire il suo parere su come affrontare il fenomeno esponenziale della violenza sulle donne e dei femminicidi. La ringraziamo per questa intervista molto interessante ed esaustiva. Vi invitiamo a leggerla attentamente, perché contiene informazioni importanti che le donne devono conoscere per tutelarsi.

    D.: Avvocato Pontenani, focalizzandoci sul caso di Giulia Cecchettin, in cui sembra che non ci fossero stati  segnali di violenza fisica da parte dell’ex se non quelli verbali, secondo la sua esperienza legale, quali potrebbero essere state le possibili misure o segnali che Giulia avrebbe potuto rilevare per capire che potesse essere in pericolo o non era possibile prevedere quello che è accaduto? 

    R.: Purtroppo, c’è sempre un elemento di controllo; non è necessaria la violenza fisica. Il controllo sul telefono, poi, è una forma comune. Ovviamente, in molti casi che seguo, c’è anche l’abuso di sostanze stupefacenti che non è il caso di Filippo Turetta, che è un ragazzo, all’apparenza normale che frequentava l’università. Tuttavia, ciò non significa che il controllo finisca sempre con una forma di ossessione.

    Ogni tanto, penso da femminista come sono, che abbiamo acquisito e conquistato così tanto potere e così tanta libertà che facciamo paura. La donna libera, magari più abile dell’uomo all’università, che studia e ha più successo anche dal punto di vista economico, spaventa. Ci sono uomini che fuggono e altri che si ribellano, come se si ribellassero al nostro nuovo potere acquisito, cercando poi di punirci.

    D.: Può un ragazzo, come Turetta, considerato da tutti un bravo ragazzo, trasformarsi in un mostro? Com’è possibile che nessuno sia stato in grado di percepire il suo profondo disagio sia in famiglia che al di fuori di essa?

    R.: Stavo leggendo che Turetta è sempre stato un bravo ragazzo, tranquillo e perfetto. Tuttavia, sembra che sia stato molto solo. I suoi genitori gestivano un ristorante e erano sempre impegnati con il lavoro. Questo mi fa riflettere sul fatto che forse non diamo abbastanza attenzione ai nostri figli. Non ci rendiamo conto che spesso sono soli, davvero soli. E queste possono essere le conseguenze. In una dichiarazione ai giornalisti, il padre ha rivelato che il figlio gli aveva confessato il desiderio di suicidarsi dopo che Giulia lo aveva lasciato. Di conseguenza, ci si sarebbe aspettati che il padre avesse preso delle misure in merito.

    All’apparenza poteva sembrare che non avesse particolari problemi, ma un ragazzo che girava in macchina con un coltello e dei sacchi neri, suggerisce una certa premeditazione. Certo, potrebbe essere stato un raptus improvviso o una discussione, ma il fatto che avesse un coltello e abbia nascosto il cadavere fa pensare che non sia stato così improvviso. Forse era convinto di fare una fuga d’amore o ha reagito a un rifiuto. Mi dispiace solo che non abbia avuto il coraggio di ammazzarsi, avrebbe fatto la cosa migliore.

    D.: Se si trovasse a difendere Filippo Turetta, accusato di un crimine così grave come un omicidio aggravato dal fatto che il reato è stato commesso nei confronti di una persona con cui aveva una relazione affettiva, come affronterebbe la sfida di difendere un caso così difficile di fronte a un’accusa così grave?

    R.: Non possiamo escludere la possibilità di motivazioni sconosciute o l’eventuale coinvolgimento di terze persone di cui non siamo a conoscenza. In ogni caso, Filippo Turetta si difende, come si farebbe con chiunque, poiché tutti hanno il diritto di essere difesi. Sebbene questo caso sia terribile, non sembra particolarmente complicato. Non credo che si possa sollevare dubbi sulla sanità mentale di questo ragazzo, che sembrava essere in perfetta salute. Non c’è molto da fare; si procederà a dibattimento e in Corte d’Assise. L’opzione dell’abbreviato non c’è, forse per ottenere attenuanti, si potrebbe acconsentire all’acquisizione degli atti senza richiedere ulteriori prove. Forse con attenuanti generiche, come la giovane età e il comportamento processuale, potrebbe ottenere una pena di 30 anni rispetto all’ergastolo, ma in questo caso, le possibilità di fare qualcosa è molto limitata. Anche nel caso di Impagliatello, so che richiederanno una perizia psichiatrica, la chiedono, ma è lucidissimo il ragazzo, c’è poco da fare la perizia, è solo un cretino. C’è da dire che Turetta ha dato il consenso per l’estradizione, altrimenti la pratica sarebbe stata molto più lunga, almeno questo lo ha fatto, anche se poi si è avvalso dalla facoltà di non rispondere, quando è stato arrestato in Germania.

    D.: Come può una donna attivare il Codice Rosso in presenza di aggressioni verbali gravi da parte di un uomo, considerando che il protocollo è principalmente associato alla violenza fisica?”

    R.: Bisogna presentare una denuncia, raccontando quanto è accaduto. Non sempre, però, dall’altra parte c’è disponibilità e non sempre si trova aiuto. Ad esempio, in via Fatebenefratelli, parlo per Milano, c’è un gruppo che si occupa esclusivamente di questo tipo di reati, al quale ci si può rivolgere (anche per esporre denuncia). Non ci si deve aspettare immediatamente un’azione, a meno che non si tratti di un reato e si chiamino le autorità per un intervento sul luogo, specialmente quando si è vittime di qualsiasi forma di violenza, anche se si tratta di uno o due schiaffi senza necessariamente sfociare in violenza sessuale. È fondamentale però avere il coraggio di denunciare, senza timore di non essere credute.

    Certamente, è vero che tutto ciò che accade deve essere ripetuto in tribunale. Molte volte, ho avuto delle clienti che hanno manifestato paura perché pensavano di dover poi rivedere l’imputato. Tuttavia, è importante sapere che esistono forme di protezione anche in tribunale. Ovviamente, ogni denuncia porta a un processo, e durante il dibattimento, quando è necessario ripetere quanto accaduto, che sia stato un atto di violenza verbale o fisica, ci sono dispositivi come il paravento. Questo garantisce che le vittime, che hanno il coraggio di parlare, non siano visibili e non debbano affrontare direttamente anche gli avvocati della difesa che a volte possono incutere timore.

    Per quanto riguarda la presenza di prove materiali come video o messaggi può essere estremamente utile e migliorare la solidità di un caso. Dovete sapere che anche in assenza di prove fisiche evidenti, specialmente nei casi di violenze sessuali, la testimonianza della vittima ha spesso un peso significativo. Le leggi e le prassi legali stanno sempre più riconoscendo l’importanza di credere alle vittime, anche quando mancano prove tangibili.

    D.: Considerando la sua esperienza come avvocato penalista, come potrebbe essere affrontato il problema dei femminicidi in Italia? Quali, secondo lei, sono le possibili lacune nelle politiche governative o nella cultura patriarcale maschile che potrebbero contribuire a questa tragica realtà? E quali proposte o azioni ritiene potrebbero essere adottate per prevenire e contrastare efficacemente questo fenomeno?”

    R.: Per quanto mi riguarda, la procura di Milano funziona bene, si tratta solo di velocità, cosa che non funziona invece adesso sono le procure limitrofe, ad esempio Monza. Per la mia esperienza, non funziona affatto. Faccio un esempio: una mia assistita denunciò la violenza sessuale del marito e noi al processo arrivammo dopo tre anni. È tutto completamente inutile, anche perché, insomma, il tempo che era trascorso era tanto.

    Io, sinceramente, ritenerei opportuno aumentare ulteriormente le pene. Per il resto, in realtà, le cose funzionano; dovrebbe esserci un maggiore ascolto da parte delle autorità, poiché non sempre si viene ascoltati. Recentemente ho avuto una cliente che ha subito l’ennesima violenza sessuale da parte dell’ennesimo compagno. Questa donna è un po’ borderline nel senso che trova sempre soggetti che le fanno del male, ma questo non vuol dire nulla; se li sceglie male. In provincia di Milano le hanno detto: ma ancora…sei sempre qui, ecco non c’è abbastanza empatia.

    Bisognerebbe aumentare il finanziamento destinato ai contributi per la polizia, consentendo l’assunzione di più personale. In questo modo, potrebbero operare al massimo delle loro capacità, attualmente stanno facendo quello che possono. In questo momento, la mancanza di fondi impedisce di fornire risorse sufficienti, inclusi aumenti di stipendi. Dovrebbe essere prioritario garantire, che il personale sia specializzato e costantemente affiancato da psicologi. L’inclusione di personale femminile sarebbe auspicabile per favorire una comprensione più approfondita delle situazioni che si verificano.

    Non è semplice per una donna in una relazione capire se è in pericolo, perché non sempre i partner sono violenti; magari, apparentemente, sembrano tranquilli. Tuttavia, la donna solitamente si accorge di eventuali sospetti, più che altro il problema è che non deve farsi spaventare da ciò che potrebbe accadere in seguito, se non lavorano. Le donne, che hanno disponibilità economica, possono fare qualsiasi cosa, ma accade al contrario che spesso una donna sia vittima anche della scarsità di mezzi rispetto all‘uomo. Il timore a denunciarlo è proprio questo, che se lui andrà in carcere, lei che fine farà? Bisognerebbe aiutarle anche da questo punto di vista.

    Dovremmo assistere le donne che hanno problemi economici a rifarsi una vita e far capire loro che possono andare avanti senza un uomo, capire che lavorare e guadagnare per sé stesse è possibile. In questo contesto, dovrebbero esserci dei contributi statali, soprattutto all’inizio. In ogni caso, la soluzione non è la casa famiglia o la comunità, almeno non per tutte.

    Non tutte sanno che quando si è vittime di questi tipi di reati, a prescindere da quello che è il reddito, si accede al patrocinio a spese dello Stato. È essenziale essere a conoscenza del fatto che l’avvocato viene pagato dallo Stato. È un servizio importante ed è un problema in meno da affrontare e funziona bene. Ci sono degli elenchi, dove si può scegliere l’avvocato, che dopo due anni che è iscritto all’albo, è automaticamente iscritto alle liste di patrocinio a spese dello Stato.

    Lo Stato paga molto poco a noi avvocati. In ogni caso di può andare da qualsiasi avvocato per chi è vittima di questo tipo di reato. (Normalmente il patrocinio dello Stato l’hanno aumentato fino a 12.000 euro all’anno e quindi basta prendere 1.300 euro al mese con la busta paga e con la 13ª, e sei fuori dal diritto di ottenerlo per tutti gli altri tipi di reato, intendo.)

    È fondamentale sapere anche che l’avvocato che viene ammesso al patrocinio dello Stato, non deve essere pagato, e se ci fosse qualcuno che chiedesse denaro, rischia la cancellazione dall’albo. Oltre che è un processo penale.

    D.: Vuole aggiungere qualche suo pensiero a termine di questa intervista?

    R.: Mi auguro che le nuove generazioni cambino. Questi casi ci sono sempre stati, ma non se ne parlava. A pensare che prima c’era anche il delitto d’onore. Più che altro, noi genitori, e mi metto per prima, dovremmo avere un dialogo maggiore con i figli e far capire che le delusioni d’amore possono capitare e si deve andare avanti. Tutti quanti abbiamo avuto fallimenti sentimentali, ma sono anche il bello della vita. Però, bisogna anche affrontare la situazione e che non si risolvono con reazioni violente.

    Poi magari verrà fuori che Turetta non era così tanto sano di testa. Certo, poi potrebbero chiedere la perizia psichiatrica se venissero fuori dei precedenti di natura psichiatrica, o che fosse in cura da uno psicologo. Uno all’apparenza troppo tranquillo mi fa sempre paura e in questo caso abbiamo visto il risultato, poi c’è andata di mezzo quella povera ragazza. Si voleva suicidare quando è stato lasciato, anche io sono stata lasciata da fidanzati, ma non ho mai pensato di ammazzarmi, a prescindere dalle età.

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    Luisa Fascinelli


  • Turetta arrestato a Lipsia: aveva finito benzina e soldi – aggiornamenti

    Turetta arrestato a Lipsia: aveva finito benzina e soldi – aggiornamenti

    La fuga compulsiva di Filippo Turetta è giunta al termine a Lipsia, in Germania. La polizia tedesca è intervenuta dopo la segnalazione di alcune auto di passaggio, che avevano notato una macchina ferma nella corsia d’emergenza senza lampeggianti. Dopo gli accertamenti, quando è emerso che Turetta era oggetto di un mandato di cattura europeo, è stato subito portato in caserma. Si era fermato a causa della mancanza di soldi e benzina, non con l’intenzione di costituirsi. Tra qualche giorno, è previsto il suo ritorno in Italia, poiché non si è opposto all’estradizione.

    Le autorità tedesche hanno convalidato ieri pomeriggi l’arresto di Filippo Turetta, accusato dell’assassinio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin. La polizia di Halle ha dichiarato che il cittadino italiano è stato presentato davanti al giudice del Tribunale di Halle, il quale ha deciso di metterlo in arresto, non ha risposto a nessuna domanda. Dopo la convalida, il ragazzo è stato trasferito in un centro detentivo nella città di Halle.

    L’Italia ha finalizzato la traduzione in tedesco del MAE (mandato di arresto europeo) e l’ha trasmessa alle autorità tedesche. Una volta completata la procedura di estradizione, un team della polizia giudiziaria italiana si recherà in Germania per prelevare il 22enne e riportarlo in Italia, dove sarà a disposizione dell’autorità giudiziaria. I magistrati incaricati del caso intendono porre diverse domande al giovane, al fine di chiarire dettagli ancora mancanti e, soprattutto, valutare la presenza di premeditazione nelle azioni contestate.


    Il padre del ragazzo, Nicola Turetta rivolgendosi ai giornalisti dopo la cattura del figlio in Germania dichiara: non capiamo come possa essere accaduta una cosa del genere, porgiamo le massime condoglianze alla famiglia di Giulia. Con Filippo, sembravano la coppia perfetta, venivano sempre qui. Non riusciamo a capire come possa averlo fatto, gli abbiamo dato tutto quello che potevamo dargli, ho sempre pensato fosse il figlio perfetto come padre, mai problemi a scuola, nessun litigio con i compagni, neppure con il fratello. Trovarmi in una cosa del genere… non è concepibile, gli è scoppiato qualcosa nel cervello. La prima volta che si sono lasciati diceva: mi ammazzo, mi ammazzo, io non vivo senza lei.

    Io gli dicevo: dai ne troverai altre. Poi si sono rimessi insieme, ma Giulia forse aveva capito che non era il ragazzo giusto, si sono lasciati ad agosto, poi si si sono ripresi con con l’università ma lei era sicura che quando usciva con lui non rischiava nulla, un ragazzo violento lo vedi… e invece…. so che una volta l’ha seguita a Padova, ma non è che andasse tutte le sere sotto casa a perseguitarla. 

    Dai primi accertamenti, il medico legale Antonello Cirnelli, incaricato dalla Procura di Pordenone, ritiene impossibile che Giulia fosse ancora viva molte ore dopo l’aggressione quando, l’ex fidanzato Filippo Turetta, ha occultato il cadavere di Giulia nella scarpata della Val Caltea, a Barcis. Il medico legale ha inoltre confermato che la morte è stata causata da 20 coltellate profonde inflitte con violenza alla testa e al collo.

    È stato un cane della Protezione Civile del Friuli Venezia Giulia a svolgere un ruolo cruciale nel trovare Giulia, individuandola sotto un piano stradale in una zona difficilmente accessibile. La situazione è stata così complessa che il recupero del corpo è stato necessario l’intervento di una squadra speleo-alpino-fluviale di Pordenone.

    Più di cinquemila persone hanno partecipato ieri verso le 19 a Vigonovo (Ve) alla fiaccolata silenziosa nel ricordo di Giulia Cecchettin, nessun discorso solo silenzio e dolore. Hanno partecipato più di 30 sindaci della zona, presente anche il padre di Filippo Turetta.

    La premier Meloni scrive sui social :

    Ogni singola donna uccisa perché colpevole di essere libera è una aberrazione che non può essere tollerata e che mi spinge a proseguire nella strada intrapresa per fermare questa barbarie.
    Prosegue: è già stato approvato all’unanimità dalla Camera, e mercoledì sarà in aula al Senato, il nostro disegno di legge per il rafforzamento delle misure di tutela delle donne in pericolo”, sono stati aumentati “considerevolmente i fondi per il piano anti-violenza e per la tutela delle donne in uscita da situazioni di violenza. È già pronta una campagna di sensibilizzazione nelle scuole.

    Il ministro dell’istruzione e del merito Valditara oggi invierà a tutte le scuole italiane un invito a rispettare un minuto di silenzio nella giornata di martedì in onore di Giulia e di tutte le donne abusate e vittime di violenze e annunciando che mercoledì sarà presentato in conferenza stampa il piano: Educare alle relazioni.

    Il giorno dei funerali in Veneto sarà lutto regionale, ha così dichiarato il Governatore Zaia.

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    La redazione

  • Ritrovato il corpo di Giulia Cecchettin ennesimo modus operandi

    Ritrovato il corpo di Giulia Cecchettin ennesimo modus operandi

    Da ieri, la speranza di ritrovare Giulia viva si era ridotta drasticamente. Oggi, con il rinvenimento del corpo e il riconoscimento del cadavere da parte del padre, rimane solo rabbia e dolore per l’ennesima tragedia che forse si poteva evitare.

    Ultim’ora: “il procuratore capo di Venezia, Bruno Cherchi, ha rivolto un appello a Filippo Turetta, l’ex accusato dell’omicidio di Giulia Cecchettin, esortandolo a costituirsi e fornire la propria versione dei fatti.

    La svolta nelle indagini è avvenuta giovedì mattina in modo del tutto casuale, quando il “Targa system” che registra i veicoli all’ingresso dell’area turistica di Piancavallo, è stata riattivata dopo quattro giorni di inattività dovuti a lavori di manutenzione.

    Il device aveva comunque continuato a registrare gli spostamenti, anche se non li trasmetteva al centro operativo. Al momento della riaccensione, l’alert è stato attivato a seguito del passaggio della punto nera di Turetta.
    La zona interessata era però completamente periferica e il ragazzo aveva seguito un percorso bizzarro rispetto ai successivi rilevamenti fino alla diga del Vajont, per questo motivo gli investigatori si erano subito insospettiti e hanno iniziato una ricerca accurata lungo i dodici chilometri di strada che separano Piancavallo dal lago di Barcis, focalizzando l’attenzione laddove già si concentravano le indagini dei Carabinieri. E dove oggi è stata ritrovata in un canalone Giulia Cecchettin.

    La dedica della sorella di Giulia su IIg


    Il telefono cellulare di Filippo è ancora online, un aspetto rilevante, anche se ciò non implica necessariamente che il ragazzo lo stia utilizzando; anzi, il telefono appare disattivato, ma per motivi legati al server può ricevere messaggi, incluso WhatsApp. Ciò è possibile poiché l’app di messaggistica è connessa al computer del ragazzo, dispositivo già confiscato dagli inquirenti.

    L’avvocato di Filippo, Emanuele Compagno, ha chiarito questa situazione. In pratica, è possibile inviare messaggi al suo cellulare, come hanno già fatto i genitori e la sorella di Giulia Cecchettin. Tuttavia, tali messaggi risultano consegnati ma non letti, come evidenziato dalla mancanza delle doppie spunte blu verdi. In realtà, il cellulare del 22enne è risultato spento dallo scorso sabato e non ha mostrato altri segnali di attività.

    La massima priorità in questo momento è il rintracciamento del ragazzo. Le indagini sono focalizzate su Filippo Turetta, per il quale è stato emessao un mandato di arresto europeo. Le operazioni di ricerca sono state estese anche in Austria, dove si suppone che sia transitato. Il suo arresto è di primaria importanza per dare giustizia a Giulia e per la prosecuzione delle indagini.

    Qui gli altri articoli collaterali:

    Qui trovate il primo articolo dettagliato su questo caso cliccate qui

    Qui trovate il secondo articolo con gli ultimi aggiornamenti qui il link

    Qui trovate il terzo articolo cliccate qui

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    La redazione


  • Giulia Cecchettin: per l’ex Filippo Turetta mandato di arresto europeo (MAE)

    Giulia Cecchettin: per l’ex Filippo Turetta mandato di arresto europeo (MAE)

    Secondo quanto riportato dal direttore de “Il Gazzettino” a Quarto Grado, sembra che Filippo Turetta potrebbe trovarsi in Austria, e non ci siano invece segnalazioni del ritorno della sua auto in Italia. Le telecamere stradali avrebbero catturato solo la sagoma di lui a bordo dell’auto.
    Il ragazzo è stato ufficialmente indagato con l’accusa di tentato omicidio, aggravato dal fatto che il reato è stato commesso nei confronti di una persona con cui aveva una relazione affettiva. Inoltre verso di lui è stato emesso anche un mandato di arresto europeo.

    Qui di seguito il testo che porta Filippo Turetta a essere indagato per tentato omicidio,
    dalle carte giudiziarie visionate dall’Adnkronos, gli inquirenti scrivono: poneva in essere atti idonei e diretti in modo non equivoco a cagionare la morte colpendola nuovamente al fine di evitare che la stessa fuggisse.

    Dopo aver colpito Giulia con calci mentre si trovava a terra, tanto da farle gridare mi fai male e invocando aiuto, Turetta viene poi ripreso mentre si sposta insieme alla ragazza obbligata a salire in auto, in un’altra zona, dalla quale la 22enne fugge.
    Rincorsa, viene colpita alle spalle da Turetta, che l’aggredisce violentemente, provocandone la caduta, per impedire che si allontanasse e producendole, quale conseguenza della propria azione – si legge – ulteriori ferite e ulteriori copiosi sanguinamenti, che determinavano che la parte offesa rimanesse a terra apparentemente esanime mentre il Turetta caricava il suo corpo nella propria auto, allontanandosi dal luogo dei fatti e rendendosi immediatamente irreperibile.

    Proprio davanti la ditta sono state repertate 7 grosse macchie di sangue, alcuni capelli e dello scotch. Si attendono gli esiti del dna per sapere se effettivamente appartengono a Giulia.

    Qui trovate il primo articolo dettagliato su questo caso cliccate qui

    Qui trovate il secondo articolo con gli ultimi aggiornamenti qui il link


    La direzione

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  • Indagato per tentato omicidio Filippo Turetta ex di Giulia Cecchettin

    Indagato per tentato omicidio Filippo Turetta ex di Giulia Cecchettin


    Ultim’ora: Filippo Turetta è stato ripreso da una telecamera di sorveglianza il sabato 11 novembre, mentre aggrediva Giulia Cecchettin, all’interno delle registrazioni delle telecamere di sicurezza dell’azienda Christian Dior situata in via Quinta Strada a Vigonovo. Tale episodio costituisce uno dei motivi per cui Filippo Turetta è stato oggetto di indagine.

    Arrivato a casa della famiglia Turetta l’avvocato Emanuele Compagno,  è stato chiamato come legale d’ufficio per assistere Filippo Turetta che risulta tuttora irreperibile.

    Filippo Turetta è stato iscritto nel registro degli indagati per il reato di tentato omicidio, come dichiarato dalla procura di Venezia in un comunicato stampa. Questa misura è stata presa anche per garantire il suo diritto alla difesa e facilitare le necessarie attività investigative non ripetibili. Al fine di esplorare ogni possibile pista, sono state condotte perquisizioni nella mattinata odierna (venerdì). La procura precisa che l’iscrizione nel registro degli indagati è avvenuta in seguito al “primo esito” delle indagini volte a determinare eventuali responsabilità di natura penale. Inoltre, alcuni investigatori si sono recati questa mattina presso l’abitazione di Turetta a Torreglia (Padova), per l’acquisizione di ulteriori elementi di prova.

    Attualmente, le operazioni di ricerca sono concentrate nella Val Pusteria, con un’attenta esplorazione di fiumi, aree boschive e edifici rurali abbandonati. Le indagini, sono inoltre incentrate sull’individuazione della Fiat Punto nera con targa FA015YE appartenente a Filippo Turetta. Le forze dell’ordine, tra cui carabinieri, Guardia di finanza e le sezioni pusteresi del Soccorso alpino, stanno conducendo ulteriori ricerche nei comuni di Sesto, San Candido e Dobbiaco.

    Dopo aver eseguito controlli sui fiumi, sorvoli con elicotteri e droni, utilizzato cani molecolari e sommozzatori, oggi le operazioni di ricerca si sono ulteriormente estese al lago di Barcis (Pordenone) con l’impegno continuo di carabinieri, vigili del fuoco e protezione civile.

    Nel corso delle ricerche di ieri, è stato rinvenuto anche un brandello di tessuto bianco (forse parte di un reggiseno) che si sarebbe incastrato nella rete metallica in un’ansa di canneti, nella zona di Santa Maria di Sala nel Veneziano, vicino al Castello di Stigliano. Sul pezzo di tessuto sono in attesa gli esiti dell’esame del DNA, finalizzato a verificare eventuali legami con i due ragazzi scomparsi. Inoltre, sono stati trovati dei capelli su un tratto di asfalto dove erano state trovate le grande macchie di sangue nella zona industriale a Fossò, in provincia di Venezia.

    Aggiornamenti in corso.

    Qui trovate l’altro articolo dettagliato su questo caso cliccate qui

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    La redazione

  • Ragazzi scomparsi in Veneto il mistero continua

    Ragazzi scomparsi in Veneto il mistero continua

    Giulia Cecchin si sarebbe dovuta laureare il 16 novembre

    Golfo dei Poeti news sta seguendo il caso dei due ragazzi scomparsi in provincia di Venezia. Sabato 11 novembre, Giulia Cecchettin, 22 anni, è uscita con l’ex fidanzato Filippo Turetta.

    Dopo essere andati al centro commerciale, Giulia e Filippo sono tornati a Vigonovo, dove vive la ragazza. Verso le 23.15, sono stati visti litigare nel parcheggio dietro casa di lei. Un vicino ha udito le grida di una donna, presumibilmente Giulia, e successivamente ha osservato un uomo che la costringeva a salire in auto. I due ragazzi avevano avuto una relazione che si era conclusa ad agosto, per scelta di lei, che lo riteneva troppo geloso e possessivo. I genitori di Filippo riferiscono che da diverso tempo il ragazzo era depresso poiché non aveva superato la rottura, anche se appariva tranquillo. Nonostante la separazione, Giulia ogni tanto lo incontrava in amicizia per rassicurarlo, come accaduto il giorno della scomparsa.

    I due giovani si erano conosciuti all’università e avevano frequentato entrambi ingegneria biomedica a Padova, anche se lui era indietro con gli esami rispetto a lei, che avrebbe dovuto laurearsi quel giorno. Sorge il dubbio che il ragazzo non volesse che Giulia si laureasse, temendo che poi lei avrebbe potuto trasferirsi per ampliare gli studi.

    Nei giorni successivi, l’auto è stata avvistata in diverse località, grazie al sistema di rilevamento targhe “Targa sistem”, da Trevigiano a Pordenonese, fino a Treviso, Trento e Belluno.


    A Fossò, non distante dalla casa della ragazza, in una zona industriale, sono state individuate nove ampie chiazze di sangue sull’asfalto. Non è chiaro se siano connesse al caso dei due giovani, anche se sabato sera la cella telefonica ha localizzato il cellulare di Filippo in quella zona. Da quel momento, sia il cellulare di Filippo che quello della ragazza risultano ancora spenti. Al momento, si attendono i risultati del test del DNA su queste macchie di sangue. I carabinieri hanno esteso le ricerche utilizzando il monitoraggio aereo dei corsi d’acqua nel Veneziano e nel Trevigiano. Inoltre, stanno effettuando controlli attentamente lungo le strade in almeno cinque province, e due regioni, considerate possibili percorsi dei soggetti coinvolti.

    Le carte di credito dei ragazzi sono attualmente sotto controllo poiché, dopo cinque giorni dalla loro scomparsa, non sono stati rilevati movimenti. Questa situazione solleva preoccupazioni, poiché i soldi che avrebbero dovuto avere con loro potrebbero non essere sufficienti per coprire spese come l’acquisto di cibo e carburante. Inoltre, non sono stati avvistati in alcun distributore di benzina, bar, negozi, ecc. complicando ulteriormente le ricerche e alimentando le preoccupazioni sul loro destino.

    Aggiornamenti 16 novembre 20.26 fonte ANSA

    Le ricerche sulle Dolomiti non hanno dato nessun risultato e sono state interrotte. Ieri sera è stato aggiornato l’itenerario tra FVG e Veneto.


    La riattivazione odierna (16/11) di alcuni dispositivi elettronici precedentemente in manutenzione a Piancavallo (Pordenone) ha permesso di ricostruire l’intero itinerario percorso nella notte tra sabato e domenica dalla Fiat Punto nera. I dati dei veicoli in transito, conservati nella memoria dei dispositivi, sono stati fondamentali per questa ricostruzione.


    Gli investigatori stanno cercando di comprendere il motivo per cui il ragazzo abbia scelta un percorso così tortuoso. Se la destinazione fosse stata la provincia di Belluno fin dall’inizio, anziché dirigere l’auto verso Caneva, avrebbe potuto raggiungere la stessa località in meno della metà del tempo. Anche questi movimenti della macchina non lasciano pensare contesti positivi.


    Nessuno si sa spiegare come l’auto sia potuta sparite nel nulla. Seguiranno ulteriori aggiornamenti.

    La redazione