Una gemma della pittura trecentesca a Tellaro


Il più antico dipinto conservato sulle sponde del Golfo dei Poeti si trova a Tellaro. Si tratta di una piccola tavola – 31,8 x 25,8 cm – raffigurante una Madonna col Bambino la cui regalità è sottolineata, oltre che dalla corona, dal raffinatissimo drappo che quattro angeli reggono alle sue spalle. Questa tavoletta costituiva la parte sinistra di un altarolo da viaggio ed era quindi destinata alla devozione privata e non all’ostensione pubblica; alcuni dettagli ne confermano la funzione: sul lato sinistro sono infatti visibili gli alloggiamenti dei ganci che tenevano insieme le due tavolette del dittico – in quella mancante c’era probabilmente la Imago Pietatis, cioè la raffigurazione di Cristo che mostra i segni della Passione – e il retro, destinato ad essere visibile quando il dittico era chiuso, reca una finitura color cuoio.

La Madonna e il Bambino


Questa immagine mariana, databile agli anni che precedono di poco la metà del secolo XIV, non nacque dunque per Tellaro, ove giunse probabilmente alla fine del secolo XVI, allorchè il borgo si stava emancipando da Barbazzano; la prima notizia dell’esistenza del prezioso dipinto risale infatti al 24 marzo 1628 e si trova nel referto della quarta visita pastorale di monsignor Giovanni Battista Salvago, vescovo di Luni-Sarzana. A questa data la venerazione nei confronti di questa immagine – che successivamente sarà nota come Madonna della Consolazione – era già consolidata, come attesta il covisitatore del Salvago, il quale aggiunge che essa era dotata di una cornice d’oro (coronicem auream). La cornice attestata nel 1628 è stata a lungo identificata con l’incorniciatura in rame dorato, cristalli e pietre dure di cui attualmente la tavoletta è dotata ma più approfondite indagini sulla personalità di Giovanni Antonio Fagnini (1621 – 1708), ebanista di lusso residente a Roma e tellarino per parte di madre, hanno convinto a riferire questa incorniciatura – restaurata per mio interessamento presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze ed esposta in permanenza all’interno della chiesa nuova di Tellaro – alla mano del Fagnini e dunque alla seconda metà del secolo XVII.

Chiesa Tellaro
Vista dalla porta della chiesa


Nulla conosciamo, dal punto di vista anagrafico, dell’autore di questa immagine, il quale dal 2001 è conosciuto col nome convenzionale di ‘Maestro di Tellaro‘; l’analisi stilistica ha però consentito di attribuirgli un altro dipinto, in precedenza riferito ad un maestro marchigiano, e cioè un’insegna processionale (84 x 98 cm) appartenuta, come si deduce dal soggetto (la Flagellazione sormontata dal Giudizio Universale) ad una compagnia di battuti. Questa insegna dal 1930 è custodita in un museo maltese: un oggetto raro e prezioso, così come rara e preziosa è la tavoletta che i tellarini hanno il compito di custodire.

Piero Donati
(storico dell’arte già direttore della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici della Liguria)

In collaborazione con la chiesa parrocchiale di Tellaro

Conversazione con Piero Donati sulla secentesca donazione Fagnini

La Chiesa Stella Maris di Tellaro era gremita il pomeriggio del 2 maggio per l’interessante conversazione con il dottor Piero Donati, storico dell’arte già direttore della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici della Liguria.
Donati ha sottolineato l’importanza del patrimonio storico-artistico del territorio spezzino ed ha focalizzato il suo intervento sui beni artistici facenti parte della donazione di Giovanni Antonio Fagnini, nato a Tellaro nel 1621 e trasferitosi a Roma, dove svolgeva la professione di ebanista specializzato in prodotti di lusso, e dove morirà nel 1708.
In particolare dalla conversazione è emerso l’intenso legame che Fagnini ha sempre intrattenuto con Tellaro, fatto significativo non solo per la storia dell’arte ma anche come esempio perfetto di come le piccole comunità dell’epoca si rapportassero ai centri del potere attraverso la protezione di personaggi influenti: nel caso del Fagnini, occorre ricordare almeno donna Olimpia Aldobrandini, dalla quale nel 1670, riceve alcune reliquie inviate a Tellaro, e il duca Francesco IV Caetani.
Documenti dell’epoca conservati nell’archivio parrocchiale attestano infatti che Fagnini, accumulata una discreta fortuna grazie al suo lavoro, svolse per un lungo periodo il ruolo di “protettore” della Confraternita della Santissima Concezione (che possedeva l’Oratorio en Selàa e gestiva un altare nella chiesa di San Giorgio) e quindi indirettamente della popolazione di Tellaro.
Recenti ricerche sull’attività di Fagnini consentono di attribuire alla sua mano l’incorniciatura della trecentesca tavoletta della Vergine esposta nella teca della chiesa Stella Maris, il cui restauro nel 1997 presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze è stato promosso dallo stesso Donati.
La datazione dell’incorniciatura risalirebbe infatti alla fine del secolo XVII, in quanto i materiali utilizzati la accomunano al tabernacolo realizzato da Fagnini nel 1691 e posto ai piedi del crocefisso ligneo della Chiesa di San Marcello al Corso a Roma; si tratta dello stesso crocefisso di fronte al quale a marzo del 2020 Papa Francesco si era inginocchiato per implorare la fine della pandemia, sul sagrato deserto della Basilica di San Pietro.
Gli studi di Piero Donati sulla preziosa donazione Fagnini sono contenuti nel libro “Restauri nel golfo dei Poeti”, edito nel 2001, di cui l’autore ha auspicato una ristampa aggiornata con i risultati delle ultime ricerche.


Antonela Vanara

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